Cosa è il cherry eyes???
Ovvero…cosa è questa ghiandolina che esce fuori dall’occhio?
Il cherry eyes è più comunemente conosciuto come “occhio a ciliegia” e tecnicamente è definite quale prolasso della ghiandola lacrimale accessoria ( nittitante ) e rappresenta una delle patologie di più frequente riscontro a carico della terza palpebra del cane.
La ghiandola che ha genericamente delle dimensioni estramamente ridotte…a causa di un legamento “non troppo saldo”…può tendere ad uscire dalla propria sede nature e quindi a prolassare…questa tende ad aumentare le proprie dimensioni, tende a muoversi fino alla base della cartilagine, oltre il margine libero della terza palpebra.
Questa una volta infiammata e prolassata si presenta come una massa rossastra all’angolo nasale dell’occhio (canto mediale) da qui il nome comune di cherry eye o occhio a ciliegia con cui la patologia è comunemente conosciuta da allevatori e cinofili.
Tale condizione, rara nel gatto (ma non assente, pare abbastanza commune ad esempio nella razza “sacro di birmania”), interessa prevalentemente cani giovani (età media inferiore a due anni) ed è frequente oltre che nel beagle anche in altre razze quali:
Cocker Spaniel, Cavalier King Charles Spaniel, Bulldog Inglese, Bulldog Francese, Mastino Napoletano, Boxer, Sharpei, Pechinese, Lhassa-Apso, Basset Hound, Boston Terrier, Shitzu.
Questa patologia del cane di solito è monolaterale ma nel 20% dei casi, si assiste al prolasso della ghiandola controlaterale (ovvero bilaterale) in un periodo di tempo variabile, in media, fra i 2 e i 3 mesi, spesso però già anche a distanza di pochi giorni o settimane.
La ghiandola prolassata va incontro a fenomeni infiammatori che si manifestano con edema, iperemia locale e scolo mucoso occasionalmente accompagnati da lesioni corneali secondarie. In passato si riteneva che la causa scatenante fosse infiammatoria ma oggi l’ipotesi più accreditata è la lassità congenita delle strutture legamentose della ghiandola stessa.
La terapia medica si basa sull’applicazione topica di antibiotici ed antiinfiammatori nell’ochio del cane mentre il trattamento risolutivo è chirurgico. La ghiandola accessoria della terza palpebra produce dal 40% al 60% del secreto lacrimale, per questo motivo l’escissione chirurgica completa o parziale può esitare in fenomeni di cherato-congiuntivite secca; questo tipo di intervento è stato oggi quasi del tutto abbandonato a favore di tecniche mirate a riposizionare la ghiandola nella sua sede naturale, preservando il più possibile l’integrità degli annessi oculari, del dotto naso-lacrimale e la mobilità della terza palpebra.
Per la risoluzione del problema sono fondamentali una diagnosi corretta, la rapida istituzione di una terapia adeguata e l’esperienza e dimestichezza del chirurgo con la tecnica chirurgica impiegata.
Prima di arrivare ad un riposizionamento chirurgico si può provare con un riposizionamento manuale
I soggetti che hanno un prolasso la ghiandola tende ad uscire più frequentemente quando si agitano, giocano, oppure dopo avere subito involontari strattoni al guinzaglio, quindi in questo periodo è opportune cercare di tenerli tranquilli.
In caso di fuoriuscita, l’occhio deve essere trattato internamente con collirio e nella maggior parte dei casi anche con associazione di cortisone ed antibiotico (ovviamente entrambe sotto prescrizione medica). Acqua e camomilla, come a volte vengono suggeriti, non coprono infezioni batteriche.
Se la ghiandola è prolassata è possibile cercare di riposizionarla manualmente facendo una leggera pressione respingendola nella sua sede naturale, è possibile che la ghiandola esca e rientri anche più volte al giorno, questa operazione per il cane non è dolorosa e nella maggior parte dei casi non crea fastidio
Se pur non bella a vedersi vogliamo sottolinare che Il cane non è in pericolo di vita, ci vuole solo pazienza nella speranza che questa si sfiammi e rientri definitivamente, se non si riesce in questo, allora è opportuno optare per l’intervento.
Cosa dire a riguardo: putroppo non è possibile prevedere se un cucciolo o un cane potrà andare incontro a questa problematica, essendo una questione legata ad un’incidenza genetica, la cosa che si può fare è quella di evitare di utilizzare soggetti che abbiano avuto questa patologia in età giovanile, tuttavia non essendo possibile definirela con studi genetici (si pensa che, il prolasso sia dovuto ad una molteplicità di geni coinvolti) non ci sono garanzie da poter “spendere”, anche da due soggetti che non hanno mai mostrato un problema di questo tipo potrebbe nascere uno più cuccioli in una cucciolata che possano avere un prolasso di questo tipo.